Property manager o hospitality manager: come ti chiami?E di che ti occupi?
L’ ospitalità extralberghiera è ancora abbastanza giovane. Questa sua innocenza significa che gli operatori a volte peccano di “ingenuità” e che altre volte la stessa ingenuità consente di rispondere più velocemente ai cambiamenti rispetto a formule e strutture gestionali più rigide e strutturate come quelle alberghiere.
Lo sviluppo ed evoluzione del settore extralberghiero sono stati accompagnati e sostenuti dalla crescita esponenziale di Airbnb sia come tecnologia, sia come fattore abilitante, sia come filosofia dei rapporti umani, che nel percorso di capillare diffusione ha dato all’ ospitalità extralberghiera una brand awareness altrettanto forte e senza precedenti.
Questo percorso è stato così veloce che la nostra industria extralberghiera che dal 2018 circa ha iniziato a consolidare e codificare modelli, prassi, strategie, strumenti e servizi per acquisire identità, status e autorevolezza, si trova adesso alle prese con un “hard reset” che ancora una volta interpreta con audacia e tempestività.
I “cow boys” della prima ora, grandi e piccoli che fossero, si sono buttati a capofitto nel business indossando il “badge” property manager con la stessa velocità e semplicità di quando vai ad un congresso e non vedi l’ora di entrare e fare networking.
Il termine property management nasce dall’ industria del Real Estate e credo che a buon diritto il nesso sostanziale è nel fatto che molti operatori dell’intermediazione immobiliare abbiano giustamente pensato di entrare in questo business dando alla etichetta property manager l’ampia diffusione, promovendo un concetto che ha ben collegato la semantica di casa ed edificio con la semantica di viaggio ed home sharing.
Ma le parole hanno importanza e property management è una locuzione che rappresenta poco e male la semantica dell’ ospitalità. Il nostro è un business fatto di persone per le persone e parole come host o vacation rental managerhanno reso e rendono maggiormente l’idea di ospitare ed essere co-autori di esperienze ed emozioni.
Ironia della sorte è che l’ hard reset post Covid con un turismo “ancora alla finestra”, ha riportato al centro la componente hard dell’immobile sia per via di una maggiore length of stay e quindi per un soggiorno più simile ad un affitto transitorio, sia per le dinamiche di efficientamento dell’ industria del property tech.
Pertanto la semantica del property management torna ad essere più ficcante di quanto non lo fosse in passato. E allora?
Questa analisi linguistica mi porta a dire che la nostra industria è ora all’intersezione di 3 grandi mondi e mercati: il prop tech, con tutte le dinamiche dello smart building e home automation, il mondo dei viaggi con l’emersione di nuovi trend e destinazioni , e il mondo dell’ experience rivista e corretta in funzione di nuovi bisogni e comportamenti di consumo.
Saper declinare i bisogni e i problemi di questa intersezione sarà il punto di partenza di una nuova stagione industriale anche per via di una attività di venture capital che vedo sempre più prolifica ora in avanti. Sarà il punto di inizio dei pionieri dell’ ospitalità 4.0 che è già una realtà concreta.